Chiesa matrice di Sant’Andrea – Presicce

Piazza Villani – Località Presicce (mappa)
La chiesa matrice, intitolata a Sant’Andrea e a Maria S.S. Assunta in Cielo, fu costruita nel 1778, dove prima si trovava la vecchia chiesa del ‘500 poiché, secondo l’Arditi, quest’ultima non era più né degna né adatta alla popolazione ricrescente e che per questo motivo si volle nuova, tanto che in diciotto mesi fu finita, benedetta e inaugurata nel 1781. I fondi necessari alla sua ricostruzione provennero dall’imposizione volontaria del decimo della rendita e le maestranze impiegate furono tutte di Presicce.
La chiesa madre, considerata una delle più belle della provincia, ha un importante prospetto, splendido esempio di architettura tardo-barocca, scandito da paraste di ordine corinzio. Il ricco fastigio caratterizza l’edificio sacro tanto da renderlo subito individuabile da vari punti della città.
L’imponente torre campanaria è ciò che resta della vecchia chiesa cinquecentesca: si sviluppa su tre registri e presenta decorazioni vegetali e mascheroni.
La chiesa ha un impianto a croce latina e ha il pregio di essere molto luminosa. All’interno vi sono otto altari laterali arricchiti da decorazioni in stucco e da pregevoli dipinti su tela. Le tele presenti in chiesa sono attribuite a celebri autori locali, come il Catalano (che è l’autore del grande quadro del presbiterio rappresentante il martirio di Sant’Andrea e datato al 1601), e ancora Oronzo Tiso e Diego Pesco.
L’altare maggiore, in rari marmi policromi, come anche la balaustra, il fonte battesimale e le pile lustrali sono di scuola napoletana: recenti ricerche ne hanno individuato l’autore in Baldassarre Di Lucca. Tuttavia, gli elementi figurativi (angeli, cherubini e il bassorilievo del Santo Patrono) provengono con tutta probabilità dalla bottega con il quale il Di Lucca collaborava frequentemente: quella del celeberrimo scultore Giuseppe Sammartino, autore fra gli altri del Cristo Velato.
Importante il complesso di statue presenti nella chiesa matrice, tanto in cartapesta, quanto lignee. Queste ultime, importanti manufatti di importazione napoletana, oltre ad essere emblematici esempi di devozione, raccontano del vivace rapporto tra l’aristocrazia locale e la capitale del Regno.
Adiacente al lato destro della parrocchiale di Presicce esiste una cappella denominata chiesa “dei morti”; infatti, i numerosi sepolcri ipogei che ivi si trovano hanno svolto la loro funzione fino alla fine dell’Ottocento. Il piccolo ambiente voltato a crociera è costituito da due campate e sulla parete di fondo vi è un altare in stucco, coevo alla riedificazione settecentesca di tutta la chiesa. Sull’altare è collocato un prezioso ciborio del Seicento, di scuola francescana e in legno policromo.
Con l’intervento di restauro sono venuti alla luce sia gli antichi fornici che connettevano ciascuna cappella
alla navata centrale dell’antica chiesa matrice, sia consistenti porzioni di affreschi e decorazioni pittoriche che la interessavano, la cui datazione varia tra il XV ed il XVI secolo.
La scoperta dei dipinti, che conservano ancora vivaci colori, consente di comprendere la successione cronologica dell’edificio: è possibile, infatti, distinguere tre chiese, sovrapposte estratificate l’una alle altre nei secoli.
Ezechiele, il Cristo pantocratore e il martirio di padre Pasquale D’Addosio, sacerdote presiccese ucciso a Pechino nel 1900.