La storia delle cave di Acquarica del Capo: un patrimonio culturale e scenografico

Dal duro lavoro dei cavatufi alla magia del cinema: il racconto del professor Carlo Stasi.

Le cave di Acquarica del Capo, conosciute localmente come “tajate“, rappresentano un capitolo affascinante della storia e dell’economia del Salento. Un tempo luogo di duro lavoro per i cavatufi, che estraevano la pietra tufacea per la costruzione di edifici storici, oggi le tajate si sono trasformate in un suggestivo scenario antico a cielo aperto.

Il professor Carlo Stasi, intervistato da Nick Difino per il programma “Mezzogiorno e Dintorni” su Telenorba, ha raccontato la storia delle cave, evidenziando il loro ruolo nella costruzione del paesaggio architettonico del Salento. Le cave di Acquarica del Capo non solo hanno contribuito all’edilizia locale, ma sono diventate anche un’attrazione naturale per la loro bellezza e particolarità.

Queste cave, con le loro forme scolpite dal tempo e dal lavoro umano, sono state utilizzate come scenografie naturali per film e videoclip. Un esempio emblematico è l’opera rock sinfonica “Stabat Mater” di Franco Simone, che ha scelto le tajate come sfondo per la sua produzione artistica.

tajate-acquarica-del-capo
fonte: salentoacolory.it

L’importanza culturale e storica delle cave è stata riconosciuta anche attraverso la pubblicazione del libro “TAJATE – MONUMENTO AI CAVATUFI DI ACQUARICA DEL CAPO” di Mario Ricchiuto. Questo volume testimonia non solo l’importanza economica dell’industria del tufo ad Acquarica del Capo, ma assume anche un valore culturale, sociologico e antropologico. Il libro si inserisce nell’alveo delle iniziative volte al recupero e alla valorizzazione della storia, dell’identità e delle tradizioni locali, rendendo omaggio alle cave, ai cavatufi e alla pietra.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *